AB HARMONIAE ONLUS* intervista Mons ALESSANDRO RUFFINONI –
VESCOVO AUSILIARE IN PORTO ALEGRE – RS – BRASIL
A cura di Caterina Bravi* - Gravataí, 14 luglio 2009
Nel corso della nostra terza missione umanitaria in Brasile Rio Grande do Sul, presso il Seminario di Gravataí, incontriamo Mons. Alessandro Ruffinoni, vescovo ausiliare di Porto Alegre, scalabriniano, bergamasco di Piazza Brembana.
Mons Ruffinoni, che qui tutti chiamano “o bispo” o ancor meglio dom Alessandro, ha personalità estroversa ma serba in sè un che di misterioso, di segreto, che fa pensare certamente alle mille difficoltà incontrate nel corso dei suoi 40 anni di missione in un paese difficile e straordinariamente esteso.
A lui chiediamo:
D - Quale è la spinta, Monsignore, per lasciare i monti meravigliosi della nostra Lombardia e partire per sempre verso terre sconosciute: avventura o passione per “l‘Altro”.
Quando si parte c’è sempre un po’ d’avventura. Ma per noi missionari il partire è spinto da un ideale, un amore. Partiamo con una preparazione che supporta la passione verso l’Altro, una passione che coinvolgerà l’ intera vita. Nel mio caso questo ideale intende portare ai migranti l’evangelizzazione , l’amore di Dio, aiutandoli nella conservazione di quella Fede ricevuta – ancora in patria, dai propri nonni.
D – In un certo modo si può dire che il missionario sia oggi la nuova incarnazione di Cristo per la sua abnegazione e il dono che di se stesso fa al prossimo nel solco della Carità cristiana?
Sì, il missionario dona la sua vita, il suo tempo, la sua attività, la sua preghiera, all’ltro. La sua prima preoccupazione è naturalmente portare Dio al prossimo. Ma il migrante ha bisogno anche di un appoggio umano, un appoggio legale per difendersi dagli abusi degli altri e talvolta di alcune leggi. Il migrante è persona che ha bisogno sia di Dio che di accoglienza, di protezione indipendentemente dalla propria religione. Infatti noi lavoriamo non solo con i cattolici, che sono certo la maggior parte della popolazione, ma anche con migranti di fede differente, difendendoli da quelle situazioni di rischio, di ingiustizia in cui si possono trovare.
D - La sua Missione, sempre in itinere, l’ ha portata a Gravataí, ausiliare dell’ Arcivescovo di Porto Alegre Dom Dadeus Grings per occuparsi della Diocesi di Gravataí: ci parli dell’ ampiezza di questa diocesi e delle difficoltà che qui incontra per portare il suo servizio ai parrocchiani.
L’arcivescovo Dom Dadeus Grings ha diviso l’arcidiocesi in vicariati. Io sono responsabile del Vicariato di Gravataí che conta 860.000 abitanti divisi in cinque municipi. La popolazione cattolica del mio vicariato è costituita dal 75% della popolazione complessiva, per circa 645.000 cattolici.
Il mio lavoro principale in questo momento consiste nell’organizzazione della Pastorale delle parrocchie che sono 28 con 36 parroci dei quali 11 religiosi.
La realtà nella quale viviamo è quella della periferia, difficile, con molta violenza, ma con buona incidenza di gente buona, di professione opera*ia, impiegata a Porto Alegre, per la maggior parte migranti, venuti da altre regioni, – anche da Paesi diversi del Brasile.
D - Quando si parla di Chiesa, di struttura della Chiesa, si pensa ad una fatta da una piramide di privilegi e di posizioni. Nel suo caso, noi sappiamo però, che, dalla sua consacrazione a vescovo, avvenuta nel 2006 ad oggi, lei vive in una residenza provvisoria presso questo antico Seminario. Sappiamo che trova difficoltà a reperire il sostegno finanziario per la costruzione di una vera sede vescovile, luogo necessario al lavoro e all’incontro del Pastore con i parroci. Ci parlava, di un edificio che desidererebbe ristrutturare – una vecchia casa coloniale – per il quale avrebbe bisogno di un buon aiuto finanziario.
Il vicariato di Gravatai è stato creato nel 2001 per servire meglio la popolazione dell’arcidiocesi che conta ben 3.500.000 di abitanti .
Nel 2006 l’arcivescovo Dom Dadeus Grings, mi ha affidato – in qualità di missionario scalabriniano – l’area di Gravataì, sede di molti migranti, senza tuttavia individuare una sede fisica. Il seminario, del quale occupo due piccoli locali, si trova fuori dal centro abitato, pericoloso di sera per coloro che vengono da fuori e che non hanno automobile.
Per queste ragioni e per aver una sede che costituisca anche la possibilità di incontro dei parrocchiani col vescovo, stiamo pensando di adattare una vecchia casa coloniale – antica casa parrocchiale – ormai fatiscente e cadente che esiste proprio sull’area al fianco della chiesa.
D - La futura sede del vicariato sarà dunque punto di incontro del vescovo coi parroci e coi propri fedeli. Ci vuole dire quante persone hanno bisogno di questo contatto permanente col vicariato?
La mia diocesi si compone di cinque municipi: Gravataí, Viamão, Alvorada, Cachoeirinha, Glorinha per un totale di circa 860.000 persone. Queste persone non son tutte cattoliche, come si diceva, molti di essi giungono nel Vicariato già con una propria religione, e d’altra parte i “praticanti” possono essere individuati all’incirca nel 5-6% della popolazione che si dice cattolica.
D - Avete già trovato aiuti finanziari in Brasile o fuori da esso che vi permettano questa costruzione? Di quale entità sarebbe la spesa per la ristrutturazione della vecchia casa parrocchiale coloniale?
Poiché la maggioranza dei nostri fedeli è di estrazione operaia, e la popolazione, in generale, è davvero molto povera, ora stiamo approntando tutti i preventivi relativi alla sua ristrutturazione, salvaguardando le cartteristiche architettoniche dell’edificio che è di stile coloniale portoghese .
E’ nostra intenzione fare appello agli italiani che qui han fatto fortuna col proprio lavoro, agli italiani amici d’oltreoceano e a tutte quelle istituzioni, Ong e associazioni che, con buona volontà, vogliano diventare nostri partner nella costruzione necessaria al Vicariato di Gravataì.
Una prima stima dei lavori sembra d’altronde ammontare a circa R$ 280.000, per l’equivalente di circa € 100.000.
Don Alessandro che ha il dono della prudenza, mantiene la sua riservatezza e non fa richieste esplicite. Noi ci vogliamo fare suoi interpreti in questo appello.
Se fra chi ci legge in Europa o in Italia ci son persone di buona volontà che abbiano a cuore la presenza della Chiesa in questi Paesi e desiderino aiutare questi sacerdoti investiti totalmente della loro missione di aiuto al prossimo, chediamo un gesto di solidarietà che renda possibile l’approntamento della Sede Vescovile come punto di incontro reale, per chi – solo – si trova in cerca di aiuto materiale e di conforto spirituale.
Ma ci rivolgiamo ancora a lui:
D - A proposito di aiuti internazionali, sappiamo che lei dom Alessandro ha incontrato Denia Mazzola soprano, bergamsca, vedova del grande Gianandrea Gavazzeni, direttore d’orchestra compositore e saggista, come responsabile di AB HARMONIAE ONLUS – associazione per la divulgazione della musica per la solidarietà – proprio qui in Brasile. Quali le circostanze dell’incontro?
Ho incontrato questa brava bergamasca qui in Viamão. Fu Pe. Valdir Formentini – oblato di S Francesco de Sales – parroco di St Isabel che me ne parlò perché la signora arrivava qui, nel settembre 2007, per compiere la sua prima missione presso i bambini della Favelas di St Isabel.
Da buon bergamasco, vescovo dei migranti, non potevo naturalmente perdere l’occasione di incontrare la signora, tanto più che in quei giorni avevo in visita un gruppo di giovani, pure bergamaschi di Piazza Brembana, accompagnati dal loro curato Don Angelo. Così ci siamo ritrovati in un momento conviviale tutto italiano organizzato da padre Valdir il quale, coincidenza vuole, è di discendenza bergamasca.
D - Ci risulta che Denia Mazzola Gavazzeni e Ab Harmoniae Onlus abbiano ricevuto un co-finanziamento da Regione Lombardia – Presidenza nell’ambito della cooperazione coi Paesi in via di sviluppo, e un sostegno finanziario anche da VOS - volontariato operoso senza frontiere: cosa ci può testimoniare dell’opera realizzata in questo territorio dall’associazione e dalla signora Mazzola?
Nella parrocchia di St Isabel – Viamão, presso la quale spesso mi reco per visite pastorali, non manca occasione di seguire il lavoro missionario di Denia Gavazzeni proprio con i bambini, e posso dunque testimoniare dell’ ottimo lavoro fatto qui con la musica – anzi con la voce cantata e l’espressione corporea - che non tralascia neppure l’aspetto materiale, realizzato nella ristrutturazione della casa de Accolhida Mãe da Esperança.
Posso dire che questa iniziativa offre ai giovani adolescenti, ai bimbi, ma anche agli adulti, la possibilità di apprendere un indicazione di maggiore igiene e di una nuova visione della vita, lontano dalla strada, dalla droga e dalla prostituzione. Mi sembra, insomma, un progetto prospettico che offre ai singoli la proposta del “cammino d’insieme” nella ricerca di una più giusta “umanizzazione” dei bimbi, altrimenti vittime di violenza e prostituzione e un giorno magari attori, loro stessi, di crimini.
D - Alla luce di queste operazioni proposte da Ab harmoniae Onlus si sente, Monsignore, di lanciare un appello a chi - ricco di talenti e buon amministratore di essi, facendo fortuna nella vita affinchè decida di sacrificare anche una minima parte del proprio tempo, per venire qui e aiutare i bisognosi senza esempi ne testimoni di riferimento?
Da 39 anni sono in Brasile e fa piacere di sentir parlare bene della Patria. Posso dire che di fatto ci sono molti italiani che aiutano le missioni, non solo qui: son gesti di persone di ogni tipo, umili, importanti, tutti però assolutamente importanti.
La missione che Ab Harmoniae Onlus si è prefissa è di straordinaria importanza, e sono da ringraziare tutti coloro, artisti e benefattori, istituzioni pubbliche e private che sostengono le azioni di solidarietà dell’associazione. Tutto questo è infatti scritto in ogni momento del giorno nel Libro di Dio e tutto ciò rende concreta l’indicazione del Vangelo “avevo fame e mi hai sfamato, avevo sete e mi hai dato da bere”. Fame e sete di tutto, anche di cultura, perché- come diceva Antonio Rosmini, e come sottolineava Papa Paolo VI - vi è una Carità indispensabile quanto la carità materiale ed è quella detta “Carità intellettuale” che Denia Mazzola e i suoi soci reallizzano con le proprie opere.
D - A giorni Lei partirà per una breve visita al Santuario di Caravaggio in Farroupilha, come mai un santuario dedicato alla Madonna lombarda proprio qui?
Farroupilha vicino a Bento Gonçalves, a Caxia do Sul, è il luogo ove sorgono i 2 santuari (uno píú antico e uno piú recente) dedicati alla Vergine di Caravaggio. La regione si è popolata nel 1875, quando tanti italiani emigranti in cerca di lavoro e di pane, senza bagaglio, son giunti conservando viva la devozione alla propia Madonna ai nostri Santi. In questo caso qualcuno di loro – una famiglia milanese - , portò con se un’immagine della vergine di Caravaggio intorno alla quale, posta sopra un altare, si riunirono per recitare il rosario. La devozione alla Vergine Maria ha costituito anche – nel momento della preghiera - il cementarsi di una comunità italiana lombarda e veneta. Così’ è sorto il primo santuario al quale si è aggiunto l’attuale più grande, copia moderna di quello lombardo di Caravaggio.
Va ricordato che Il santuario di Caravaggio è per il Rio Grande do Sul la basilica più grande per la devozione alla Vergine Maria. Io, pellegrino fra i pellegrini, mi ci reco qualche volta per affidare alla Madonna le preghiere di tanti fedeli che si raccomandano, le mie necessità, e il mio ringraziamento.
Ma vorrei aggiungere che, in un paesello qui vicino chiamato Caraá, sulla montagna, si trova un santuario, piccola chiesa in mezzo alla collina, dedicato alla Madonna delle Lacrime di Treviglio. Durante una mia visita pastorale vi ho trovato famiglie dai cognomi puramente bergamaschi: Fumagalli, Previtali, Pesenti, Mazzola il cui dialetto resta ancora oggi principalmente il veneto, in quanto quel dialetto era in uso al tempo dei primi migranti lombardi.
D - Il 2010 sarà un anno giubilare importante perché celebrerà i tre secoli dalla incoronazione della Beata Vergine di Caravaggio (29.9.1710 – 29.9.2010). Che iniziative sono previste qui in Rio Grande do Sul?
La signora Mazzola Gavazzeni ci ha proposto una tournée di concerti che – partendo dal luogo di apparizione della Madonna in Caravaggio Bergamo -, tocchi i santuari mariani lombardi, per scendere sulla Costa Azzura, poi a Marsiglia, indi in Spagna e concludersi in Rio Grande do Sul a Porto Alegre (Cattedrale) e al Santuario di Caravaggio in Farroupilha. Ci auguriamo di trovare i mezzi finanziari necessari a realizzare la parte brasiliana della tourne e, anche qui, naturalmente, ogni aiuto è una benedizione.
D - Sembra che l’Italia in Rio Grande do Sul sia rappresentata dal Nord al Sud. Ci parli della comunità italiana di Porto Alegre intorno alla Madonna della Pompeia.
Sì, a Porto Alegre c’è una grande comunità italiana che si stringe intorno alla Chiesa degli Italiani dedicata alla Madonna di Pompei, qui chiamata Igreja da Pompeia. In questa chiesa è presente una forte comunità di Morano Calabro. Si dice che ci siano più moranesi qui che a Morano Calabro. Si riuniscono qui molte volte per la ricorrenza della Madonna del Castello (1° maggio), la Madonna del Carmine, nella festa Patria de 2 giugno, ecc. Va segnalato che la comunità calabrese si è distinta qui sia nelle professioni, che negli studi.
Oggi questa chiesa accoglie, insieme agli italiani, anche molte nuove comunità giunte dal Paraguay, Uruguay, Argentina, Bolivia, Perú... in cerca di lavoro in Porto Alegre.
D - Nell’assistere alla Messa italiana, con le ragioni della fede, i migranti ritrovano la propria identità?
Si, tanto più che ora i fedeli, raggiunta una certa età, sono in maggiore difficoltà ad uscire per incontrarsi. La missione, fra gli italiani, portata avanti da padre Giovanni Corso, di Belluno, si occupa proprio di questa comunità, anche nella visita a domicilio per le persone ammalate e prossime all’ora più difficile della nostra vita che è la morte.
D - Monsignore, la sua misssione va ben oltre i confini brasiliani. Lei è infatti stato nominato dalla conferenza episcopale brasiliana come responsabile e guida dei migranti brasiliani nel mondo. Una grossa responsabilità..
É una grande e bella responsabilità. Come sacerdote scalabriniano missionario, abituato ai migranti, sono stato nominato responsabile dei missionari che desiderano lavorare con le comunità brasiliane sparse nel mondo. Abbiamo più di 5 milioni di persone brasiliane sparse nel mondo alle quali il sacerdote missionario deve attendere. Il lavoro è entusiasmante ma richiede tempo e la necessità di lasciare le comunità del proprio vicariato per andar a sostenere quelle persone che altrimenti sarebbero sole e senza appoggio.
Nel 2008, per esempio, ho visitato i missionari brasiliani in Giappone e negli Stati Uniti, Paesi nei quali abbiamo le più popolose comunità brasiliane del mondo.
D - Possiamo dire che lo Spirito Le ha dato compiti delicatissimi: italiano, lascia la sua terra d’origine per servire le popolazioni autoctone e migranti del Brasile, e ora le viene chiesto di lasciare le stesse popolazioni per seguire la nuova ondata di migrazione brasiliana nel mondo. Monsignore, chi è il migrante oggi?
Bisogna ricordare che come uomini e donne siamo tutti migranti, siamo qui sulla terra tutti di passaggio, dunque migranti. Non a caso ho scelto come mio motto vescovile: nella chiesa nessuno è straniero. Per il cristiano tutta la terra straniera è patria. In questo senso tutti siam migranti, anche se chi migra, in senso stretto, è colui che lascia il proprio Paese per l’estero o il proprio comune verso un altro comune.
Ma il migrante è anche colui che si sradica, per le ragioni più disparate, dalla fonte delle proprie origini, provando il senso doloroso del distacco, della solitudine, e le difficoltà di un reinserimento nel nuovo contesto di vita.
La Chiesa chiede un’accoglienza che non veda nel migrante un nemico, un pericolo per la società, perché la migrazione umana è naturale e da sempre l’uomo ha, per ragioni di sopravvivenza, varcato le frontiere d’origine verso terre sconosciute.
D - Sappiamo che la Chiesa sconfesserebbe se stessa se non si aprisse all’accoglienza, tuttavia, bisogna riconoscere, Monsignore, che accogliere sempre, indiscriminatamente, porta anche un territorio e le sue strutture a saturazione, con inevitabili rischi di attriti fra le poolazioni in integrazione.
Come vede conciliabili l’invito all’accoglienza con la prudenza necessaria a far questo?
Io penso che il migrante ci rinnovi. Voglio dire che dobbiamo sforzarci di vedere anche l’aspetto positivo della migrazione, la quale si dovrebbe tradurre in equilibrata integrazione fra le comunità.
Il migrante ci porta a conoscenza di nuove culture, nuovo modo di pensare, nuove trdizioni delle quali, in questo modo globalizzato, non possiamo non tenere conto.
Ma non sono contrario a che un Paese approvi norme precise sull’accoglienza.
E’ ovvio che norme chiare ed equilibrate dei Paesi accoglienti debbano essere coniugate a comportamenti altrettanto ragionevoli dei Governi delle popolazioni in migrazione. Ci deve essere un dialogo, un aiuto, una collaborazione tra i paesi di accoglienza e di partenza dei migranti. Va inoltre ricordato che la politica dei Paesi più ricchi ha oggi il dovere di collaborare col Paese che genera la migrazione, affinché siano offerti agli uomini disposti a tutto per la sopravvivenza gli strumenti culturali e materiali per la sussistenza autonoma nel proprio Paese.
D - Siamo venuti qui in Rio Grande do Sul per prender parte anche al grande MUTIRÃO DA COMUNICAÇÃO con tema la “comunicazione per la solidarietà”. Il congresso avrebbe coinvolto 40 Paesi dell’America Latina e Caribe ma è stato rinviato…
Per ragioni di prevenzione dovute alla pandemia del virus H1N1 il Secretario della Salute di RS ha emesso un decreto secondo il quale la CNBB, organizzatrice di questo congresso, ha dovuto sospendere per ora la realizzazione dell’evento. Il Mutirão si terrà però dal 3 al 7 febbraio del prossimo anno, e ci auguriamo che, con l’estate, questo virus della Grippe A sia ormai sconfitto.
D - Ab Harmoniae Onlus e Denia Mazzola Gavazzeni avrebbero dovuto partecipare al Mutirao da Comunicacao come testimoni, dando lettura e commento di alcuni estratti della “lettera apostolica agli artisti” di Giovanni Paolo II. Cosa pensa di questa magnifica lettera apostolica? Possiamo ancora immaginare per il futuro un mondo di Bellezza?
Questa lettera di Giovanni Paolo II doveva essere la base del nostro incontro sulla riflessione circa l’importanza degli artisti comunicatori di Bellezza, nella quale Dio – elargitore di Doni – è la Bellezza suprema.
Con l’intervento di Denia Mazzola, noi desideravamo trasmettere ai giovani artisti, questo messaggio circa la necessità di esser testimoni e divulgatori di Bellezza, in una più consapevole e individuale responsabilità sul proprio ruolo di testimonio e “braccio” che elargisce la Bellezza suprema di Dio Creatore.
Con questo momento dedicato all’arte e agli artisti, il Mutirão da Comunicação avrebbe dovuto tratteggiare l’importanza dei media come comunicatori di solidarietà, e non solo come comunicatori di profitto.
Tutti argomenti e temi che restano nell’agenda per il prossimo febbraio 2010.
D - Se un artista lirico – per esempio - è, con la sua voce “prima antenna di comunicazione” nel trasmettere il messaggio di Bellezza, possiamo considerare la sua figura professionale e di uomo, nello sradicamento dagli affetti e dai territori originari, il “migrante” per antonomasia?
L’artista senza dubbio è un soggetto che “gira il mondo”. Egli è semente di Dio, sia che sia credente o meno, egli è strumento nella mano di Dio per diffondere la bellezza nel mondo. Per questa ragione ancora oggi opere d’arte millenarie richiamano milioni di visitatori da tutto il mondo, i quali si spostano attratti e richiamati da quel desiderio di bellezza e perfezione che é inciso nel proprio cuore sin dall’orgine della vita
D - Esempio importantissimo di artista e migrante in questo Stato è stato Aldo Locatelli di Villa d’Almè Uno, strumento della Provvidenza..
Sì, altro grande bergamasco illustre inviato in Brasile da Papa Giovanni XXIII per affrescare le chiese di RS. L’artista bergamasco accettò la sfida e partì per questa terra sconosciuta per creare numerose opere d’arte. Si ricordano i suoi lavori nel Palazzo Piratini (sede del governo dello stato RS), nella cattedrale di Pelotas, e soprattutto i meravigliosi affreschi realizzati presso la Chiesa di São Pelegrino (Caxias do Sul) dove migliaia di visitatori ammirano ogni giorno la sua Via Sacra, il Misere, il Giudizio Universale.
D - Parafrasando un motto della compagnia aerea di bandiera brasiliana possiamo dire “Orgulho de ser bergamasco”?
Senz’altro, orgoglio di esser bergamasco, sempre!
D - Caro Monsignore, tornerà in Italia?
Torno di tanto in tanto per visitare gli amici e la famiglia.
A novembre tornerò per la visita “ad limina” in Vaticano, incontreremo Papa Benedetto XVI e le varie Congregazioni Romane. Parteciperó anche ad un incontro sulla mobilità umana.
Ne approfitterò per raggiungere Berna, Ginevra, Lussemburgo e Parigi e Londra per far visita ai missionari che sostengono le comunità brasiliane di questi Paesi.
D - Con questa fede e la sua esperienza, passione e dinamismo, sarebbe bello vederLa nominata responsabile dei migranti di tutto il mondo, cosa ne pensa monsignore?
Penso che tutto ciò sta solo nelle mani di Dio e del Papa.
Grazie, dom Alessandro, buon lavoro
Caterina Bravi
Ab Harmoniae Onlus