sabato 4 febbraio 2012

Pietro Mascagni - Héroines



In ricordo di Gianandrea Gavazzeni


Bergamo, 5 febbraio 1996.

In un giorno freddo come questi si spegneva, 16 anni fa, Gianandea Gavazzeni, indimenticato protagonista del 900 italiano ed internazionale. Direttore d’orchestra fra i più grandi, compositore, saggista e musicologo, bergamasco di nascita e temperamento, Gianandrea Gavazzeni nasce in via Pignolo, nel cuore di Bergamo Alta, il 25 luglio 1909. Debutta nel 1933 come direttore d’orchestra; ha inizio così la straordinaria carriera di uno degli uomini più significativi del panorama musicale italiano. E non solo.

Proprio negli ultimi anni della sua vita l’incontro con Denia Mazzola, che lo stesso Gavazzeni ricorda così:

Firenze, 17 gennaio 1991

Nella “sala prove” del Comunale di Firenze, un’audizione “bergamasca”.

Bergamasco l’autore – Donizetti - , bergamasco io e – sorpresa – bergamasca la cantante – Denia Mazzola - che Cesare Mazzonis mi invia per la Lucia scaligera del prossimo anno.

Arrivata, puntuale, da Milano, è piccolina con viso puntuto e intelligente e una bella chioma di capelli rossi e sembra a suo agio.

Dopo i consueti preliminari ci mettiamo al lavoro. Dobbiamo “passare” tutto il ruolo di Lucia per provarne la sua idoneità ad assumerne il personaggio in sede scaligera.

Attacca l’”ancor non giunse” con una trepidazione che mi riporta agli anni della Callas, quando in sala prove - e con me al pianoforte - la grande Maria si attardava a trovare quell’ingresso che - nella sua ansiosa attesa di Edgardo – voleva già pieno della fragilità psichica di Lucia.

Bastan poche frasi, talvolta solo un’esclamazione, per individuare appieno la personalità di un cantante e Denia Mazzola mi sorprende per il suo modo di cantare personalissimo, d’accento, pesando le frasi, indugiando nelle pause: non è mai scontata, mai “prevista”. Dopo sessanta anni di teatro – per me che le sto davanti al pianoforte – una “novità” in questo gelido gennaio fiorentino.

Rivela un certo pudore. Vorrei “vedere” otre la sua voce, l’anima che la informa della schietta intelligenza musicale.

Si volta dall’altro lato, offrendomi il profilo e privandomi delle espressioni mobili del suo viso.

La voce sensuale, non certo di “leggero”, ha una grinta che sa governare e tradurre in repentine dolcezze. Voce di dramma con l’ abilità dell’agilità e dell’estensione. Una voce che mi riporta “a casa”, fra le mie campane.

Desiderio di parlar con lei, ancora, in un possibile – forse? - adagio conversare bergamasco…”

Gianandrea Gavazzeni